SICP 2012 Convegno Toscana

Quest’anno la città di Pisa ha ospitato il Convegno del Capitolo Toscano della Società Italiana di Cure palliative. Il convegno ha intercettato importanti problematiche sia per gli operatori che per gli utenti. Infatti la legge 38/10 dedicata alle Cure Palliative ed alla Terapia del Dolore, nel definire come un diritto l’essere curati se abbiamo dolore e quello di ricevere cure anche quando la malattia non è più guaribile, sancisce anche la necessità della formazione dei medici in cure palliative. Pertanto la Società italiana di cure palliative ha attivato nell’ambito della commissione formazione, presieduta dalla presidente Adriana Turriziani, presente al Convegno, un progetto per la definizione del core curriculum del medico palliativista e dell’infermiere palliativista. l Core Curriculum del Medico Palliativista,presentato al Congresso Nazionale in ottobre e condiviso con tutti gli operatori presenti nell’ambito del convegno, non solo definisce le competenze del profilo medico ma contiene anche il core delle competenze in cure palliative ovvero comprende ciò che deve essere posseduto dalle figure che operano in quest’ambito. Altro importante tema è quanto la tecnologia possa essere presente e migliorare il percorso del fine vita: High touch solo con low tech? Endocas TechCare, centro pisano di ricerca da sempre un’eccellenza per lo sviluppo di tecnologie, ha raccolto questa sfida per diminuire l’invasività dei percorsi diagnostici e per dare risposte ai bisogni della persona afflitta da una malattia cronica gestita a domicilio o in hospice.

Infine sono stati presentati i risultati di alcuni importantissimi progetti  presenti nell’Hospice di Pisa, come il supporto psicologico ai minori che vivono un lutto familiare, promosso dall’Associazione Cure palliative “Il Mandorlo” ed il percorso di “Lettura in Hospice” con i ragazzi delle scuole superiori e gli universitari pisani, promosso dalla “Fondazione ARPA”.  Lettura in Hospice si propone di realizzare un’efficace azione di contrasto contro la tendenza dei giovani che si rapportano alla propria e all’altrui vita senza interesse e senza impegno costruttivo, che consumano ma non vivono più la vita. . Proporre infatti ai nostri giovani, che solitamente si sentono minacciati dall’idea stessa di morte, un percorso che ha nell’incontro con il morire il suo momento non più triste, ma più alto, obbliga ogni giovane che s’impegnerà in tale percorso a calarsi dentro se stesso, per conoscersi e per  scoprire nella capacità di relazione con gli altri la bellezza più grande dell’essere creatura umana.