BOCELLI E LA MUSICA DEL SILENZIO

SIENA — La straordinaria storia di un uomo che, pur dovendo affrontare ogni giorno un nemico implacabile, la cecità, ha saputo realizzare tutti i suoi sogni. È questa in sintesi la trama di «la musica del silenzio» (Mondadori), il «romanzo autobiografico» con cui Andrea Bocelli ha esordito nel 1999 nel panorama letterario italiano, narrando la propria vita come se fosse quella di un altro. Del personaggio di Amos Bardi solo il nome è finzione. Gli avvenimenti di cui è protagonista, i molti personaggi che lo circondano, gli ambienti in cui vive, si muove e agisce sono reali e appartengono alla vicenda umana e professionale del tenore toscano, «ragazzetto in calzoncini corti, secco come un uscio, che vide fino all’età di dodici anni, quando perse completamente la vista a causa di una bravata», o giovane innamorato del bel canto che duetta in tournée con Zucchero, vince il Festival di Sanremo e intraprende una sfolgorante carriera internazionale. Le pagine de «La musica del silenzio» restituiscono il ritratto di un uomo a tutto tondo, una figura ricca d’umanità, forgiata da relazioni familiari, amori giovanili, anni dedicati allo studio e alla formazione canora: squarci di una vita intensa, coraggiosa, con sentimenti di stupore, dubbio e incertezza.